L’intervista a
tutto campo del segretario regionale del PD,
del quale apprezziamo lo sforzo che traspare di dare un significato
politico a quello che di politica a nostro parere ha poco, ci spinge ad una
riflessione in merito a quanto accaduto dall’elezione di questo Consiglio Regionale fino alla nomina della Giunta attuale.
Partiamo dalla
necessità di discontinuità, rispetto alla vecchia politica di centrodestra e di
centrosinistra, che è stato il perno del programma politico elettorale di
Oliverio e che in ragione di ciò ha portato all’esclusione dalle candidature di
alcuni esponenti politici.
Dopo un parto
molto complicato, Oliverio in nome di quella discontinuità, ha nominato alcuni assessori, con l’impegno di un completamento
successivo della Giunta.
Già in quella
fase, il Presidente ha lavorato in apparente isolamento, senza dar conto a nessuno
e rivendicando il suo diritto di scegliere la squadra di governo.
Nessuno ha
parlato di giunta di transizione, anzi autorevoli rappresentanti istituzionali e
di partito ne tessevano le lodi.
Successivamente,
cause esterne alla politica, hanno messo in luce che il “Re era nudo”, e che nessuna discontinuità era stata fatta e lo
stesso Oliverio si è affrettato a giustificare le sue precedenti scelte,
definendole temporanee, mentre la discontinuità sarebbe stata realizzata in
seguito con una nuova Giunta.
Una prima
domanda sorge spontanea.
Perché non è stato possibile, per
il Presidente e per i dirigenti del PD, attuare da subito la discontinuità e il
cambiamento promesso in campagna elettorale?
A quali esigenze trasversali quelle
prime scelte erano sussumibili?
Veniamo ora alla Giunta attuale.
Viene definita, a gran voce, dagli stessi che applaudivano la prima
Giunta, come discontinua.
La nostra impressione è che si tratti di una Giunta di “successione
ereditaria”.
Nel periodo della “continuità”,
inoltre, è bene ricordare, che sono stati distribuiti una miriade di nomine ed
incarichi, che riletti alla luce dei nuovi avvenimenti, rendono evidente il
loro carattere di continuità e contiguità ad un sistema di
potere occulto e trasversale che ha distrutto e continua a distruggere la Calabria.
Che il PD calabrese la smetta di
raccontare, in malafede, narrazioni favolistiche della situazione calabrese.
Il Presidente Oliverio ha operato
un solo discrimine tra la prima e la seconda Giunta, quello tra la logica della continuità e
quella della successione.
L’aver tenuto fuori in tutte le
due le giunte, La Sinistra, ci fa onore perché ci riconosce di non poter essere
compresi né nella logica della continuità né in quella della nomina per
successione ereditaria.
Bene farebbe, Oliverio, a
cominciare veramente a cambiare il modo di fare politica in Calabria a partire
dal riconoscimento di tutte quelle realtà politiche che, in discontinuità, portano
avanti i problemi reali della gente di Calabria.
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