Si
è tenuta il 13 aprile al Palazzo della Provincia la Conferenza Stampa “Salviamo
in nostro mare” promossa dal capogruppo “La Sinistra” in Consiglio regionale
Giovanni Nucera per fermare le trivellazioni, in vista del referendum del 17
aprile. Sono intervenuti: Bruno Giordano, coordinatore Greenpeace Reggio
Calabria che ha portato anche i saluti del Comitato delle Associazioni e dei
Movimenti Reggini “Vota SÌ per fermare le trivelle”; Aldo Libri, coordinatore
provinciale Sindacato Unitario Lavoratori (S.U.L.) Reggio Calabria; Lucio
Dattola, Presidente Associazione Arcigay RC “I due mari”; Giuseppe Longo
(Essere Comunisti), consigliere provinciale; Carmelo Nucera,
rappresentate per Risorgimento Socialista; Pasquale Tramontana, coordinatore
cittadino “Futuro a sinistra”. Hanno inoltre aderito al “sì” referendario
l’Associazione ACU di Reggio Calabria, tramite il rappresentante Nino Martino,
e Legambiente.
Giovanni
Nucera – che ha portato anche i saluti di Arturo Bova,
consigliere regionale e presidente della Commissione regionale contro la
’ndrangheta, purtroppo trattenuto da impegni istituzionali – spiega come sul
tema delle trivelle ci siano interessi molto forti e dallo spiccato intento
anti-meridionalista. “Grazie al quesito siamo riusciti a far emergere una
questione sommersa che per la prima volta mette in difficoltà il governo Renzi.
Con orgoglio vogliamo ricordare a tutti che la regione Calabria è stata una
delle regioni proponenti il quesito referendario, soprattutto perché parliamo
di una regione guidata da una giunta di centro-sinistra. Un plauso a Oliverio
per aver contribuito all’indizione del referendum e ad Arturo Bova che tanto si
sta spendendo per la vittoria del ‘sì’, mettendoci la faccia”. Se il Governo
avesse accorpato il referendum alle elezioni amministrative, lo Stato avrebbe
risparmiato più di 300 milioni di euro. Risorse che in una regione poverissima
come la Calabria avrebbero garantito più benessere di qualsiasi trivella: ad
esempio avrebbero permesso di finanziare il reddito minimo garantito per circa
3 anni. “Da parte nostra, per un approccio sostenibile allo sviluppo, abbiamo
depositato lo scorso primo dicembre in Consiglio regionale un progetto di legge
(PL n. 103 ) ‘Regolazione dell’uso delle fonti rinnovabili per la
produzione di energia’, con la quale si vuole affermare con
forza che la Calabria – sensibile nei confronti della sostenibilità ambientale
– può e deve distinguersi maggiormente nella produzione di energia elettrica. È
un intervento profondo volto alla promozione e al sostegno di una maggiore diffusione
di impianti per l’energia rinnovabile. Questa legge, provvederà così alla
crescita economica regionale tramite un circolo virtuoso che, partendo dal
sostegno e dagli incentivi della Regione, creerà ricchezza e lavoro”.
Aldo
Libri (SUL) ricorda la convinta adesione del SUL al referendum di domenica
nonché alla raccolta firme contro la riforma costituzionale e contro
l’Italicum. “Il nostro mare è un patrimonio” – afferma Libri – “che andrebbe
piuttosto preservato e ‘sfruttato’ in termini sostenibili”. “Nel nostro Paese”
– continua – “non esistono né una politica industriale né una ambientale. Ad
esempio immaginiamo palazzi pubblici energeticamente efficienti ed
auto-sufficienti, grazie all’utilizzo di pannelli fotovoltaici. Inoltre come
sindacato non possiamo non segnalare come quello delle rinnovabili sia un
settore ad alto tasso occupazionale.”
Anche
Lucio Dattola, Arcigay, stigmatizza l’astensionismo, indice di scarsa cultura
democratica e di una gravità inaudita quando viene propugnato dal Presidente
del Consiglio. “Non possiamo delegare altri nella gestione del nostro
territorio” – afferma Dattola – “favorendo così poteri e decisioni che passano
sopra le nostre teste. Dobbiamo conservare la ricchezza del nostro Paese per
quella che è, e non sperperarla”.
Carmelo
Nucera, per Risorgimento Socialista, chiede di fermare le trivelle subito col
referendum e di investire in attività alternative e Tramontana (Futuro a
Sinistra) si appella ai calabresi affinché si rechino alle urne per il “sì” al
fine di affermare così la loro dignità di fronte alle politiche neocolonialiste
dei petrolieri.
Per Greenpeace Bruno
Giordano ribadisce le posizioni dell’associazione ambientalista. Si parla in
particolare di una netta opposizione alla strategia dei governi italiani volta
alla diffusione delle trivelle, strategia che parte dal Berlusconi e passando
per tutti i governi degli ultimi anni arriva fino a Renzi. Greenpeace rivela
che i dati della sicurezza ambientale diffusa dal governo non corrispondono
alla realtà: tre piattaforme su quattro non rispetterebbero le regole
sull’impatto ambientale. Governo che inoltre si è speso per far fallire la
tornata referendaria di domenica prossima. “Gli idrocarburi estratti dal mare
italiano” – continua Giordano – “sono pochi e di scarsa
qualità e gli impianti di estrazione sono volutamente poco produttivi, in
quanto il rallentamento delle operazioni di estrazione permettono agli
estrattori di non pagare le royalties, come previsto dalla legge italiana. Ci
sono poi delle verità non dette: da una parte va detto che chiudendo gli
impianti non si perdono posti di lavoro, dall’altro che il gettito fiscale
generato dalle trivelle è nullo.”
Giovanni
Nucera, capogruppo “La Sinistra”