La festa del 1° Maggio
celebra la gioia per un diritto conquistato, il diritto al lavoro – che la
Costituzione pone a fondamento della nostra Repubblica, un diritto/dovere che tutela nei vari articoli
garantendo il diritto alla retribuzione proporzionata e sufficiente, alla
parità di retribuzione a parità di lavoro, delle donne e dei minori, alla
sicurezza e all’assistenza sociale – per
evitarne qualsiasi forma di aggressione
e svilimento.
In questo giorno che dovrebbe essere di festa non possiamo
non stigmatizzare il totale svuotamento dell’articolo 18 dello Statuto dei
lavoratori fatto dal Governo Renzi, (articolo peraltro già depotenziato dalla
Fornero), che rappresenta una dolorosa regressione nella Costituzione materiale del
nostro Paese, articolo che dal Settanta
ad oggi aveva regolato le relazioni tra imprenditori e lavoratori.
Ma se da un lato assistiamo alla progressiva riduzione dei
diritti del lavoratore – vedendo così venir meno anche l’art. 35 della nostra
Costituzione che afferma che la Repubblica tutela
il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni, cura la
formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori – dall’altro lato siamo messi di fronte a dati preoccupanti sulla
disoccupazione che arrivano dall’Istat relativi a tutto il 2014.
La Calabria, con il 23,4%, si conferma la Regione con il maggior
tasso di disoccupazione d’Italia cresciuto di un punto percentuale rispetto al
2013. Si tratta di 160 mila persone, 69 mila donne e 91 mila uomini che a
tutt’oggi non hanno garantito il loro diritto al lavoro. Tra questi 22 mila
(17,4%) sono laureati, 71 mila sono le persone che hanno perso il lavoro, 65
mila, invece, sono prive di alcuna esperienza. Il dato diventa più drammatico
se si calcola che tra questi il 59,7% è
costituito da giovani in età compresa tra i 15 ed i 24 anni.
Questi dati ci impongono di porre al centro del nostro
ragionamento il lavoro per consentire ad un’intera generazione di ragazzi e
ragazze di pianificare il proprio
progetto esistenziale e dare loro la possibilità di inserirsi all’interno del
tessuto sociale-economico-produttivo.
Non possiamo quindi come Regione Calabria non cogliere la grande
opportunità che ci offre il Piano europeo per la lotta alla disoccupazione
giovanile per la cui realizzazione sono stati stanziati 111 milioni di euro.
Risorse notevoli, per programmare interventi atti a favorire l’inserimento
lavorativo di giovani dai 15 ai 29 anni che non studiano e non lavorano. Alla
Calabria sono stati assegnati 67.668.432 euro, più di 36 milioni di euro sono
risorse di competenza della Regione, per attuare il piano regionale a sostegno
dell’occupazione giovanile. Quindi oltre 46 mila i giovani potranno usufruire di servizi utili per l’accompagnamento
e l’inserimento lavorativo, bonus occupazionali
tirocini, che consentiranno alle
imprese di formare i giovani direttamente sul campo. Occorre vigilare affinché
questi investimenti non si trasformino in occasioni di clientelismo spicciolo, ma
possano veramente cambiare il volto della nostra Calabria.
Dobbiamo fare di tutto per impedire che le intelligenze calabresi cerchino
altrove il loro futuro, dobbiamo salvaguardare il poco lavoro che già c’è,
crearne dell’altro, accompagnare i nostri giovani nel sistema occupazionale,
altrimenti saranno costretti come i nostri nonni a portare fuori dalla Calabria le loro conoscenze e competenze, privando la
nostra terra di questo patrimonio prezioso.
Anche la proposta del reddito minimo garantito va nella direzione di dare
sollievo e respiro alle tante famiglie in condizione di disagio e consentire ai
giovani di cercare quel lavoro che noi amministratori abbiamo il dovere di creare.
Buon 1° Maggio
Giovanni Nucera,
Consigliere regionale de La Sinistra.