sabato 7 novembre 2015

IL REDDITO MINIMO UN DIRITTO IRRINUNCIABILE

Caritas Nazionale e ora anche Tito Boeri, Presidente dell’Inps, la pensano come noi
insieme ai tanti Comuni e Province della nostra Calabria.

 Il 3 ottobre 2008, in piena crisi economica, la Commissione Europea ha approvato una raccomandazione in cui chiedeva  di “riconoscere il diritto fondamentale della persona a risorse e prestazioni sufficienti per vivere conformemente alla dignità umana, nel quadro di un dispositivo globale e coerente di lotta contro l’esclusione sociale”,realizzando  politiche attive per garantire un reddito minimo vitale a tutti i suoi cittadini. Nel luglio del 2010, nella relazione sul reddito minimo nella lotta contro la povertà l’Europa lo individua come uno dei modi più efficaci per contrastare la povertà, garantire una qualità di vita adeguata e promuovere l'integrazione sociale.
Tutti gli Stati  – anche quelli in maggiore sofferenza economica – si sono adeguati, tranne l’Italia e la Grecia.
 L’Italia quindi così solerte a seguire le raccomandazioni dell’Europa quando chiede sacrifici ai cittadini italiani, vedi  la riforma delle pensioni (legge Fornero), l’austerity con i tagli alla sanità e la chiusura dei piccoli ospedali – in particolar modo al Sud Italia, dove si corre il rischio di perdere eccellenze in campo oncologico e della ricerca, il Jobs Act ecc., non ha dimostrato la stessa solerzia quando l’Europa ci ha chiesto  di aumentare e salvaguardare i diritti per i cittadini.
E mentre, sulla pelle dei cittadini si tergiversa, l’introduzione del reddito minimo viene chiesto dalla Caritas nazionale, che lo scorso settembre ha bacchettato Renzi per  non aver ancora assunto una posizione pubblica precisa sulla lotta alla povertà, “un problema contro il quale è necessario adottare interventi strutturali: la costruzione di un sistema di welfare e l’introduzione del reddito minimo di inclusione sociale” – rivolto a chiunque sia in povertà assoluta,  come quello previsto dal Reddito d’inclusione sociale (Reis) proposto dall’Alleanza contro la povertà in Italia. Il cardinale Bagnasco, Presidente della CEI, lo scorso maggio ha sostenuto arricchendo il dibattito che «in altri paesi dove la forma è presente mi sembra si siano registrati risultati positivi: non favorisce una mentalità assistenziale ma è piuttosto un accompagnamento e sostegno». E solo pochi giorni fa Tito Boeri, Presidente dell’Inps, nel  formulare  un piano contro la povertà ha inserito  un reddito minimo di 500 euro per gli over 55 grazie a prelievi da 250 mila pensioni d’oro e da 4 mila vitalizi per cariche elettive. L’istituto ha messo online una proposta normativa in 16 articoli, che tocca a 360 gradi il sistema previdenziale e assistenziale, dal sostegno di inclusione attiva per gli over 55 al riordino delle prestazioni collegate al reddito, passando per il ricalcolo dei vitalizi, inclusi gli interventi sull'uscita flessibile e le pensioni dei sindacalisti. Ci spieghi il Premier Renzi per quali ragioni si ostini a rifiutare una misura urgente contro la povertà chiesta addirittura dalla Caritas e dalla Chiesa, e invece continua a riproporre un’opera mastodontica e inutile come il ponte sullo Stretto, i cui costi ambientali, sociali ed economici sono maggiori rispetto ai benefici che apporterebbe.
 In Calabria non possiamo attendere che il Governo nazionale si svegli perché le Regioni hanno la possibilità di legiferare autonomamente in materia. Da moltissimi mesi è stata presentata una legge a favore dell’istituzione di misure a sostegno al reddito – passata all’unanimità in  Commissione Sociale e che attende  ora di essere valutata in Commissione Bilancio. Una proposta presentata dal consigliere della Sinistra Giovanni Nucera, che raccoglie il consenso delle Associazioni Laiche e cattoliche  ( Libera, Caritas, Terzo Settore, associazioni, sindacati) .
             Chiediamo con forza di far approvare questa legge.
             Su questa battaglia come gruppo della Sinistra non intendiamo indietreggiare nemmeno di un centimetro. Sappiamo benissimo che il reddito minimo garantito, benché sentito come urgente, non piace a molti perché sospettato di aggirare sfere di competenza, perché ritenuto un affronto alle politiche di austerità, avversato per lo spauracchio dell’assistenzialismo, ricacciato indietro spesso solo perché, per come strutturato, non consente i soliti gettoni per gli enti di formazione, allontanato dalle coscienze perché ridurrebbe la possibilità creditizia delle banche.
Intorno ai diritti dei cittadini, troppi sono i giochi di potere, troppi i ricatti, troppi i compromessi. 
Il Consigliere Giovanni Nucera  ha portato nelle sedi preposte una progetto ragionato, dove sono state individuate anche le possibili fonti di finanziamento per garantire un reddito d’inclusione sociale come misura proattiva collegata al lavoro e che nulla ha di assistenziale ma che guida – come in uno Stato maturo dovrebbe avvenire naturalmente – chi ha perso il lavoro ed è fuori da qualsiasi forma di ammortizzatore sociale, chi si trova nel tempo limbico di un reinserimento lavorativo. Una proposta che giorno dopo giorno registra consensi da parte di singoli cittadini, associazioni e ben oltre 200 Comuni in tutta la provincia e regione compresi Consiglio Comunale e Provinciale di Reggio Calabria che  hanno già espresso il loro appoggio. Facciamo nostra la riflessione di papa Francesco: “non possiamo più aspettare a risolvere le cause strutturali della povertà, per guarire le nostre società da una malattia che può solo portare verso nuove crisi”. Adesso è il tempo di scegliere di operare per un politica della responsabilità e di decidere non a favore degli interessi dei poteri forti, ma a favore di coloro che costituiscono il tessuto economico e sociale del nostro territorio, che con grande sacrificio vivono ogni giorno e che hanno sempre dimostrato pazientemente indulgenza verso una classe politica non sempre all’altezza del valore morale e civile del proprio ruolo.


Giovanni Nucera, consigliere regionale “La Sinistra”.