Con la riapertura delle scuole il dramma profughi si fa
ancora più urgente. Il sistema di accoglienza preso a carico dalle Istituzioni
locali, dalle associazioni, dai volontari e dagli operatori aveva
sostanzialmente retto, nonostante le polemiche e gli allarmismi. Ora si vede
andare incontro alle “resistenze” dei genitori, come nel caso della scuola
“Boccioni”. La Prefettura ha già comunicato al Ministero dell’Interno la
cessata disponibilità di una delle strutture che accolgono centinaia di
migranti. Sulla questione Mare Nostrum abbiamo già sottolineato la necessità di
un intervento operativo
e legislativo da parte dell’Europa. Senza l’intervento europeo oggi
l’operazione Mare Nostrum – che si trasformerà a novembre in “Frontex Plus” e
in cui l’Italia avrà un ruolo principe – ha un costo economico e sociale
insostenibile. Al di là dei fondi erogati la cabina di regia non può restare di
sola competenza nazionale e deve operare su piani programmatici a lunga
gittata. Reggio Calabria, memore del proprio passato che non può non farla
sentire partecipe del destino di tante popolazioni disperate e su cui pende
anche l’incapacità dei politici di destra – tra i primi responsabili delle
cause della guerra in Iraq, Siria e Libia – si dimostra una città inclusiva e
accogliente, aperta al mondo e alle sue coste, nonostante le difficoltà
quotidiane con cui i nostri concittadini devono fare i conti. Ed è su queste
problematiche che le future amministrazioni devono operare in maniera organica
e lungimirante. L’immigrazione è un punto fondamentale che Sel si è data nel
suo programma. La questione non può essere risolta con mere politiche
contingenziali ed emergenziali. È necessario operare una riflessione profonda
per approntare politiche programmatiche in grado di fronteggiare gli sbarchi
dei migranti, dal loro arrivo, al periodo di permanenza fino alla ripartenza,
per offrire sicurezza agli operatori, il minimo dei disagi per i nostri cittadini
e per dare una reale possibilità di cambiamento a queste popolazioni. Ascoltando
i territori si evince come la città si sia gradualmente modificata nei rapporti
sociali a seguito di una redistribuzione delle comunità di immigrati, della
nascita di nuove e del consolidamento di quelle ormai pienamente inserite nel
nostro tessuto sociale. Quali le proposte? Innanzitutto la creazione di una
“rete di coordinamento” con una corretta programmazione di politiche inclusive
che coinvolgano tutte le istituzioni presenti sul territorio e in sinergia con
il Consiglio territoriale per l’immigrazione della Prefettura. Occorre muoversi
anche nell’inserimento sotto il profilo occupazionale degli immigrati operando
in collaborazione con la necessaria figura del mediatore culturale, collante
tra l’erogazione dei servizi e i datori di lavoro e incentivando la cooperazione
lavorativa tra immigrati e giovani calabresi, nei settori più confacenti alle
capacità di base quali turismo, agricoltura e artigianato. Necessaria è anche
la costituzione del modello di un’Agenzia sociale – la stessa agenzia dovrà
contribuire a diminuire i disagi delle famiglie che hanno necessità di cura e
tutela dei loro cari – che agevoli l’inserimento lavorativo con regolare
contratto dei tanti immigrati impegnati nei settori di servizi di cura e
assistenza alla persona e i loro percorsi di qualificazione. Non si può poi non
porre attenzione alle seconde generazioni per quanto riguarda la scuola e l’istruzione,
a cui si deve riconoscere il diritto dei minori stranieri, anche se sprovvisti
di permesso di soggiorno, alla formazione e all’accesso dei servizi socio
educativi. Una progettualità particolare dovrà infine essere indirizzata verso
la sanità sia in fase preventiva che assistenziale, guardando soprattutto alle
donne che, al pari delle donne calabresi, spesso vivono condizioni di
sofferenza fisica e psicologica.
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