giovedì 11 settembre 2014

Immigrazione: scelta inclusiva ma con piani programmati

Con la riapertura delle scuole il dramma profughi si fa ancora più urgente. Il sistema di accoglienza preso a carico dalle Istituzioni locali, dalle associazioni, dai volontari e dagli operatori aveva sostanzialmente retto, nonostante le polemiche e gli allarmismi. Ora si vede andare incontro alle “resistenze” dei genitori, come nel caso della scuola “Boccioni”. La Prefettura ha già comunicato al Ministero dell’Interno la cessata disponibilità di una delle strutture che accolgono centinaia di migranti. Sulla questione Mare Nostrum abbiamo già sottolineato la necessità di un intervento operativo e legislativo da parte dell’Europa. Senza l’intervento europeo oggi l’operazione Mare Nostrum – che si trasformerà a novembre in “Frontex Plus” e in cui l’Italia avrà un ruolo principe – ha un costo economico e sociale insostenibile. Al di là dei fondi erogati la cabina di regia non può restare di sola competenza nazionale e deve operare su piani programmatici a lunga gittata. Reggio Calabria, memore del proprio passato che non può non farla sentire partecipe del destino di tante popolazioni disperate e su cui pende anche l’incapacità dei politici di destra – tra i primi responsabili delle cause della guerra in Iraq, Siria e Libia – si dimostra una città inclusiva e accogliente, aperta al mondo e alle sue coste, nonostante le difficoltà quotidiane con cui i nostri concittadini devono fare i conti. Ed è su queste problematiche che le future amministrazioni devono operare in maniera organica e lungimirante. L’immigrazione è un punto fondamentale che Sel si è data nel suo programma. La questione non può essere risolta con mere politiche contingenziali ed emergenziali. È necessario operare una riflessione profonda per approntare politiche programmatiche in grado di fronteggiare gli sbarchi dei migranti, dal loro arrivo, al periodo di permanenza fino alla ripartenza, per offrire sicurezza agli operatori, il minimo dei disagi per i nostri cittadini e per dare una reale possibilità di cambiamento a queste popolazioni. Ascoltando i territori si evince come la città si sia gradualmente modificata nei rapporti sociali a seguito di una redistribuzione delle comunità di immigrati, della nascita di nuove e del consolidamento di quelle ormai pienamente inserite nel nostro tessuto sociale. Quali le proposte? Innanzitutto la creazione di una “rete di coordinamento” con una corretta programmazione di politiche inclusive che coinvolgano tutte le istituzioni presenti sul territorio e in sinergia con il Consiglio territoriale per l’immigrazione della Prefettura. Occorre muoversi anche nell’inserimento sotto il profilo occupazionale degli immigrati operando in collaborazione con la necessaria figura del mediatore culturale, collante tra l’erogazione dei servizi e i datori di lavoro e incentivando la cooperazione lavorativa tra immigrati e giovani calabresi, nei settori più confacenti alle capacità di base quali turismo, agricoltura e artigianato. Necessaria è anche la costituzione del modello di un’Agenzia sociale – la stessa agenzia dovrà contribuire a diminuire i disagi delle famiglie che hanno necessità di cura e tutela dei loro cari – che agevoli l’inserimento lavorativo con regolare contratto dei tanti immigrati impegnati nei settori di servizi di cura e assistenza alla persona e i loro percorsi di qualificazione. Non si può poi non porre attenzione alle seconde generazioni per quanto riguarda la scuola e l’istruzione, a cui si deve riconoscere il diritto dei minori stranieri, anche se sprovvisti di permesso di soggiorno, alla formazione e all’accesso dei servizi socio educativi. Una progettualità particolare dovrà infine essere indirizzata verso la sanità sia in fase preventiva che assistenziale, guardando soprattutto alle donne che, al pari delle donne calabresi, spesso vivono condizioni di sofferenza fisica e psicologica.




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