Al via il trasbordo delle armi chimiche siriane e la loro successiva distruzione a bordo della nave militare americana Cape Ray giunta nel porto di Gioia Tauro. Per quanto
riguarda l’altro versante della costa, solo pochi giorni fa è stato richiesto da
alcuni gruppi consiliari della Provincia, tra cui Sel, un chiarimento in merito
alla posizione assunta sulla centrale a carbone di Saline Joniche dal Presidente
Giuseppe Raffa. Ma su un’altra problematica delicata e importante non vogliamo
che cali il silenzio, soprattutto in questi giorni di fermento preelettorale.
Anche in Calabria come in Campania rischiamo un’altra “Terra dei fuochi” che
già da decenni i “comitati di lotta” territoriali cercano di far venire a galla.
Scorie tossiche sotto terra, gettate a mare o tumulate nel cemento: la Marlane
a Praia a Mare dove oltre cento operai sono
deceduti; nel
1990 lo spiaggiamento a Campora San Giovanni della motonave Rosso della società Messina di
Genova che sarebbe dovuta
affondare davanti le coste di Lamezia Terme in corrispondenza di un profondo
tratto di mare, dove qualche anno prima era affondata e scomparsa la nave
Mikigan; gli scarti di lavorazione dell’ex Pertusola di Crotone finiti nelle
campagne della sibaritide invece di essere inviati in un impianto speciale in
Sardegna; al 2009 risale il caso della nave Cunsky affondata al largo di
Cetraro; l’incubo dei rifiuti tossici nella galleria di Limina nella zona del
confine naturale tra il massiccio dell’Aspromonte e la catena delle Serre
calabre, sul cui tratto si registrano, in entrata e in uscita dalla galleria,
valori superiori alla norma. Quintali di rifiuti tossici e radioattivi smaltiti illegalmente fra lo Jonio e l’Aspromonte, in
spregio a qualsiasi legge e al diritto alla salute dei cittadini. Per lunghi anni la Calabria è stata la
pattumiera d’Europa con un sistema di smaltimento “efficace”, rigoroso e
certosino gestito dalla criminalità organizzata. “Sono convinto ci sia un
equivalente della Terra dei fuochi campana anche in Calabria”, a dirlo è
proprio Cafiero de Raho, procuratore capo di Reggio Calabria, confermando che la
questione dei rifiuti tossici in Calabria e nella provincia di Reggio sia stata
fino ad oggi colpevolmente sottovalutata e che vada, invece, affrontata con
tempestività e chiarezza. Un’altra coincidenza inquietante ci accomuna alla
Campania, e cioè che ancora la Regione Calabria non ha un registro dei tumori,
la cui predisposizione continua ad essere rallentata da insostenibili ed
inspiegabili ritardi. È ciò che denunciano in una inquietante solitudine centinaia
di malati neoplastici, i loro familiari e i comitati spontanei dei cittadini.
Questi territori hanno bisogno di risposte e di interventi urgenti. I circoli
di Sel insieme con il vicepresidente del Consiglio provinciale e capogruppo Sel
Gianni Nucera – appoggiando in pieno l’invito rivolto dai segretari generali della
CGIL di Gioia Tauro e della CGIL di Reggio-Locri – fanno
un appello al Ministro dell’ambiente affinché insieme
alle Istituzioni si avvii da subito la bonifica di queste aree e si chiede che
venga istituito nel più breve tempo possibile il registro dei tumori, strumento
indispensabile per valutare i bisogni sanitari e descrivere i fenomeni
neoplastici nelle loro variazioni territoriali e temporali.
Giovanni
Nucera, Vice Presidente Consiglio Provinciale Reggio Calabria
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