Una
Città Metropolitana non è la somma dei Comuni.
Il
dibattito che si sta sviluppando sulla Città Metropolitana, seppure con
ritardo, sta facendo venire alla luce le criticità di questo che potrebbe
essere il vero punto di forza della provincia di Reggio Calabria per un suo
effettivo rilancio economico e dare sfogo al bisogno di lavoro per i giovani e
i disoccupati reggini. Ma rischia di diventare anche un’altra occasione perduta
a causa della mancanza di attenzione del Governo centrale e delle forze politiche.
Non
si capisce infatti come si possa parlare di Città Metropolitana senza
affrontare alcuni dei nodi cruciali delle infrastrutture necessarie per rendere
omogeneo lo sviluppo del territorio di una provincia frammentata e carente
perfino delle più elementari vie di comunicazioni interne. Ma va posta con
forza all’attenzione del Governo e della futura Regione la questione delle
comunicazioni aeree, ferroviarie e stradali. Va affrontato e rilanciato il tema
del Porto di Gioia Tauro quale snodo commerciale centrale del Mediterraneo,
difendendolo non solo dalla concorrenza estera ma anche dalle spinte di altre
realtà italiane che in questi anni hanno approfittato della fragilità della
politica regionale per indebolire Gioia Tauro e trarre vantaggio da questa
debolezza.
La
Città capoluogo sarà certo il cuore politico e amministrativo della Città
Metropolitana ma non può essere solo la “sede degli Uffici”, dovrà avere la
capacità di aggregare le esigenze e le potenzialità di tutti i Comuni della
Provincia e raccogliere proposte al fine di progettare senza sprechi o
elefantiasi uno sviluppo che punti sulla posizione al centro del Mediterraneo e
torni a proporsi quale “ponte” tra l’Europa e il Sud del Mediterraneo. Per fare
questo, oltre alle infrastrutture indispensabili per collegare il porto di
Gioia Tauro alla rete ferroviaria e alla creazione della ZES è necessario
valorizzare il recupero delle coste e delle zone collinari e montane per
attrarre investimenti nel settore turistico e nella riqualificazione delle
produzioni agricole, dell’incentivo per un moderno sistema di allevamento e di
produzioni connesse che siano caratterizzate per qualità e specificità tali da
poter reggere la concorrenza non solo nazionale ma anche internazionale.
Altro
discorso molto controverso riguarda il rilancio turistico. Non è pensabile né
accettabile che si torni a parlare di Ponte sulla Stretto mentre siamo al
disastro nelle linee di trasporto aereo, ferroviario e stradale, ma bisogna
anche fare chiarezza sul modello di sviluppo turistico che non dovrà prevedere
più colate di cemento per costruire “cattedrali nel deserto” ma creare
condizioni ambientali, di sicurezza e legalità che diano la possibilità agli
operatori turistici locali ma anche stranieri di investire nel settore alberghiero
rispettando l’ambiente che, come dimostrano esempi di tutte le realtà europee,
è una forte attrattiva turistica che unita all’offerta culturale e ad una più
efficace gestione delle istituzioni culturali presenti sul territorio possono
innescare un percorso vero e sano di sviluppo.
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