La
recente visita del Presidente Mario Oliverio e dei Consiglieri regionali nella “tendopoli
di Rosarno”, che accoglie un numero imprecisato e variabile di immigrati, ha riportato
alle cronache quella che da oltre sette anni è l’emblema del degrado e dell’umiliazione
della persona, dello sfruttamento del lavoro e della crescita di fenomeni malavitosi,
di intolleranza nei confronti di lavoratori che pur rappresentano una reale
necessità per tutto il settore ortofrutticolo.
A
questo proposito ci ricolleghiamo alla riflessione del Prefetto di Reggio
Calabria Claudio Sammartino in un intervento pubblicato oggi sulla stampa
locale.
Lo
stato di degrado in cui ancora oggi si trova questo sito di raccolta precaria
della manodopera agricola, ha giustamente richiamato la sensibilità del
Consiglio Regionale ed ha consentito al Presidente Oliverio di annunciare
interventi d’emergenza per una somma di 300 mila euro. Non bastano però più
semplici interventi emergenziali. In questa sola realtà di Rosarno negli ultimi
sette anni sono stati spesi centinaia di migliaia di euro, per lo più gestiti
dalle associazioni di volontariato, dalla Caritas e da pochi Comuni, senza riuscire
a dare una sistemazione dignitosa ai lavoratori e soprattutto non interrompendo
lo stato di “emergenza continua”. Paradossalmente gli interventi mirati fino ad
oggi adottati hanno sortito l’effetto di perpetuare le condizioni che fanno
sorgere l’emergenza.
Vogliamo
richiamare all’attenzione la nostra proposta di legge regionale “Norme per l’accoglienza, l’integrazione sociale,
lavorativa e culturale degli immigrati in Calabria”
(PL n. 102 ), presentata il primo dicembre dello scorso anno, che soprattutto
oggi, di fronte alla situazione che perdura a Rosarno, diventa maggiormente necessaria
e urgente. Vogliamo inoltre sollecitare un intervento da parte del Governo
nazionale che possa darci i mezzi e gli strumenti per impedire che continui
questa situazione disumana e in violazione dei diritti umani. Il Governo
nazionale davanti al degrado più totale in cui versano più di un migliaio di
persone non può più voltarsi dall’altra parte.
Riteniamo
doveroso fare, a fronte di questa situazione, una riflessione politica
complessa che richiede la presenza al tavolo di concertazione degli interventi
relativi ai problemi di alloggiamento ed accoglienza dei lavoratori stagionali,
anche i produttori, i datori di lavoro e le associazioni di categoria, la cui
partecipazione farebbe emergere la parte sana dei datori di lavoro e porterebbe
ad isolare gli sfruttatori di manodopera e gli evasori fiscali.
Riteniamo
strutturale, al fine di ripristinare condizioni di vita e di lavoro dignitose
declinate nella cornice delle più basilari norme di convivenza civile e sociale,
una dura battaglia a contrasto del lavoro nero, dello sfruttamento e
dell’illegalità diffusa.
Necessario
intervenire, creare o rafforzare i collegamenti pubblici e di circolazione
intercomunale, affinché portino i lavoratori nelle campagne contrastando il
sistema di organizzazione del caporalato gestito dalla criminalità.
Intervenire
sui cosiddetti aiuti “normali” nel campo sociale, sanitario e scolastico servirebbero
alla lunga a creare le condizioni di civile convivenza e di sana economia con
una ricaduta benefica anche in termini economici.
Esempi
di buone pratiche già esistono, una per tutte, conosciuta e portata ad esempio
a livello europeo, quella del Comune di Riace, dove l’inserimento produttivo
accompagnato al sostegno alle famiglie, alle donne e ai bambini, ha fatto
rinascere un Comune che sembrava destinato a scomparire.
Intervenire
strutturalmente sul processo produttivo e sulle politiche di incentivo agli
affitti sociali è, a nostro avviso, l’unica garanzia per vedere scomparire
“tendopoli e baraccopoli” e sottrarre dalla precarietà e dall’anonimato
centinaia di lavoratori che ogni anno sono costretti a vivere in condizioni
disumane in veri e propri lager.
Ma per fare tutto
questo, per invertire la direzione, ci vogliono non solo risorse economiche ma
anche decisioni coraggiose e non solo da parte della politica.
Giovanni
Nucera, consigliere regionale e capogruppo “La Sinistra”
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